lunedì 25 aprile 2011

Per l’alternativa, contro le destre e autonomi dal centrosinistra.

Per l’alternativa, contro le destre e autonomi dal centrosinistra.
La crisi economica in atto, un sistema burocratico dispendioso spesso nemico dell’efficienza, e una politica di espropriazione delle funzioni di gestione democratica del territorio hanno ridotto le potenzialità degli Enti locali restringendo sensibilmente la loro autonomia. 
La linea liberista dell’Unione Europea e dei governi che la compongono ha imposto una progressiva privatizzazione di segmenti dei servizi pubblici, lasciando al mercato e alle corporazioni private la gestione del territorio e dei servizi alla comunità, indebolendo così non solo il ruolo delle istituzioni locali ma anche il potere decisionale delle comunità. I costi delle privatizzazioni, dunque, pesano sulle spalle dei cittadini che subiscono solo la socializzazione delle perdite senza alcun miglioramento dei servizi. Tale dissennata politica sviluppatasi sotto l’egida delle forze di centrodestra e di centrosinistra è causa della crisi di credibilità del sistema politico e del collasso del sistema degli Enti Locali, condannati a sopravvivere nelle maglie dei vari centralismi vessatori che, a partire dal livello europeo, passano per quello governativo fino ad arrivare a quello regionale, favorendo le chiusure localiste e provincialiste che sfociano nel separatismo, nella xenofobia e nel razzismo.
La precarizzazione del lavoro e della vita, che sta alla base del neoliberismo, produce un sentimento d’insicurezza sociale diffusa che attecchisce soprattutto tra le fasce sociali più deboli e meno tutelate e si riflette nei rapporti di convivenza civile, nella diffidenza nei confronti delle persone ritenute diverse, percepite come estranee alla propria comunità: tale situazione che sfocia nell’insofferenza viene alimentata da campagne di falsificazione strumentale orchestrate dalle destre al solo fine di favorire politiche nazionaliste, autoritarie, di controllo della vita democratica e civile - alle quali non sono estranee neanche frange del centrosinistra - spingono gli Enti Locali a intensificare politiche securitarie che non risolvono i problemi ma concorrono ad alimentarli in un cortocircuito che mette deboli contro deboli.   
Noi, invece, intendiamo resistere a tali ideologie autoritarie, mercantiliste e filo capitaliste, valorizzando il ruolo geopolitico ed internazionale di Monfalcone, quale città ponte tra Mediterraneo ed Europa centrale, crocevia di culture e popoli; dove l’accoglienza, la solidarietà e la convivenza siano il collante della comunità locale. In questo senso ci contrapponiamo alla politica liberista delle destre, al loro populismo demagogico costellato da rigurgiti neofascisti, i quali animano una coalizione che ruota attorno all’asse PdL - Lega Nord. Allo stesso tempo siamo alternativi alla politica delle compatibilità con il mercato che il PD e le altre forze di centrosinistra stanno assecondando, cosa troppo spesso realizzatasi anche a livello locale (vedi, primi fra tutti, l’ATER, l’IRIS, e la sanità) e giacché siamo convinti che la sinistra comunista e anticapitalista abbia un ruolo solo nella propria autonomia politica, rivendichiamo una funzione d’alternativa attraverso un programma chiaro, senza compromessi, schierato a difesa delle fasce popolari, della classe operaia, dei vecchi e nuovi proletari, come di tutte le persone per bene che vivono e operano in città.
I) Prima di tutto il lavoro
Crediamo che in una fase di profonda crisi del sistema capitalista, che ogni giorno riduce i diritti dei lavoratori e le conquiste democratiche frutto delle lotte e delle mobilitazioni sviluppatesi nell’arco del secolo scorso - culminate con l’approvazione della carta Costituzionale nata dalla Resistenza al nazifascismo e l’approvazione dello Statuto dei lavoratori che ne è una diretta emanazione - sia indispensabile porre anche sul versante locale un’azione di difesa dell’occupazione e della qualità del lavoro.
Il Comune, quale ente di prossimità, ha il dovere morale di stare al fianco dei lavoratori, sostenerne le rivendicazioni e, dentro il quadro delle sue competenze, agevolare l’insediamento di attività produttive che garantiscano lavoro e rispetto del territorio.
L’amministrazione oltre che favorire la piena occupazione deve anche sostenere il reddito dei lavoratori, soprattutto se espulsi dai cicli produttivi o precari, alleggerendo la tassazione a favore delle famiglie più bisognose.
Infine, essendo il Comune un datore di lavoro, deve stabilizzare i lavoratori precari o a tempo determinato in esso inseriti. Mentre rispetto il sistema degli appalti di servizio deve essere incisivo sul controllo delle condizioni del personale, rifiutando di ricorrere alle gare d’appalto al massimo ribasso, le quali premiano le imprese meno virtuose che non garantiscono né la qualità del servizio, né tanto meno una gestione regolamentare del proprio personale.
II) Solidarietà e accoglienza
A Monfalcone oltre il 15% della popolazione è costituita da migranti che a causa della legislazione nazionale si trovano ad essere cittadini di serie B, privi del diritto di voto e quindi della possibilità di incidere direttamente sulle decisioni dell’amministrazione che pure li riguardano. È quindi auspicabile che i migranti residenti a Monfalcone possano eleggere i propri rappresentanti ai quali va attribuito il diritto di partecipazione e d’intervento al Consiglio Comunale. Riteniamo che la recente elezione della “consulta dei migranti” sia stata un passo ancora insufficiente e, svolgendosi con modalità che hanno favorito liste su base etnica, si sia rivelata in fondo un’occasione mancata.
L’amministrazione deve impegnarsi a rimuovere e alleviare le vessazioni che le leggi nazionali di stampo razzista impongono ai lavoratori migranti. In particolare, quando di competenza comunale, vanno adottati i parametri più ampi possibili ad esempio per quanto riguarda la concessione del certificato di abitabilità necessario al rinnovo del permesso di soggiorno.
La politica di accoglienza ha bisogno di un nuovo impulso dopo la negativa esperienza del centro di via Vecellio. L’amministrazione deve destinare risorse al fine di attivare un programma di accoglienza dei migranti richiedenti asilo, anche con l’utilizzo di appartamenti appositamente dedicati. Va predisposta un’area adeguatamente attrezzata per la sosta temporanea di Rom e Sinti.
L’amministrazione deve sostenere corsi di lingua italiana rivolti ai cittadini stranieri, così come adeguare i propri strumenti di comunicazione alla cittadinanza considerando l’eterogeneità linguistica. Particolare attenzione va data all’inserimento di minori nelle scuole cittadine sostenendo percorsi di sostegno nel caso sia necessario colmare lacune linguistiche o curricolari.
L’amministrazione deve impegnarsi a respingere con la massima fermezza l’equazione che vede gli immigrati portatori d’illegalità. In questo senso un grave errore è stato compiuto con l’emanazione delle ordinanze sulla sicurezza, alcune delle quali vanno a colpire comportamenti che i media hanno attribuito principalmente ai cittadini migranti. Al contrario l’amministrazione deve farsi carico di costruire nuove e più frequenti occasioni d’incontro e conoscenza tra le varie comunità presenti sul territorio anche a partire da manifestazioni culturali, musicali e gastronomiche. Riteniamo che la conoscenza reciproca sia uno dei maggiori antidoti all’insorgere d’intolleranza e razzismo. 
III) Emancipazione femminile
I comportamenti sessisti e maschilisti sono ancora troppo diffusi nella popolazione del nostro territorio così come vari casi di cronaca hanno evidenziato che la piaga della violenza sulle donne, in particolare quella che avviene in famiglia, non è stata affatto debellata.
D’altro canto, a questa situazione contribuiscono la politica nazionale e i media “ufficiali” che continuano a fornire un’immagine degradante e stereotipata delle donne italiane. Va però anche rilevata l’assenza di una risposta da parte delle donne stesse che in larga misura hanno introiettato il modello dominante e perso la coscienza della necessità di portare avanti un percorso di emancipazione da esso.
L’amministrazione comunale deve impegnarsi a combattere questi fenomeni e favorire l’auto-organizzazione e l’associazione di donne anche mettendo a disposizione locali e fondi adeguati, impegnando risorse a supporto delle donne lavoratrici e realizzando quelle strutture di welfare che permettono la piena partecipazione alla vita di comunità.
Particolare attenzione va dedicata alle iniziative politiche e culturali del Comune, promuovendo la partecipazione femminile al processo decisionale e alla vita pubblica e sociale.  
L’amministrazione deve farsi carico di promuovere la discussione su questi temi all’interno delle scuole anche attraverso specifiche iniziative riguardanti l’educazione sessuale, la contraccezione, e l'instaurazione di un corretto rapporto uomo-donna basato sul rispetto reciproco.
Un occhio di riguardo va rivolto alle donne migranti, che spesso si trovano a soffrire un particolare disagio a causa della dipendenza economica che le lega alla famiglia o al compagno in misura maggiore rispetto alle donne autoctone. Per questo nei loro confronti vanno attivati specifici programmi che comprendano l’apprendimento della lingua, la conoscenza dei diritti previsti dalla legislazione italiana, facilitazioni all’accesso alle strutture sanitarie e informazioni sulla contraccezione, nonché supporto e sostegno nell'avviamento all'attività lavorativa come base di una possibile autonomia economica.
L’amministrazione deve infine vigilare sulle prestazioni erogate dal consultorio familiare dove troppo spesso medici obiettori di coscienza e associazioni cattoliche di “aiuto alla vita” interferiscono e rendono difficoltosa l’autodeterminazione delle donne.
IV) Questione Giovanile
I giovani di Monfalcone si trovano oggettivamente a vivere un territorio che offre scarse occasioni di socialità, divertimento, fruizione e produzione di cultura al di fuori del circuito commerciale, e quindi differenti in base alle possibilità economiche della famiglia di appartenenza.
Alcuni passi in avanti sono stati fatti con l’apertura del Centro Giovani, ma riteniamo che la struttura dovrebbe essere organizzata secondo criteri che favoriscano esperienze di autorganizzazione e autogestione, in modo da portare i giovani a confrontarsi con le responsabilità che queste comportano piuttosto che usufruire passivamente di un servizio erogato dall’amministrazione. 
Una maggiore attenzione va dedicata da parte dell’amministrazione alla produzione dei gruppi musicali “locali” organizzando periodiche rassegne pubbliche, facilitando l’accesso a sale prove e ai mezzi tecnici necessari alla produzione musicale alternativa.
Va potenziata la possibilità di accesso gratuito a internet ora limitato, con insufficienti postazioni, alla sola Biblioteca Comunale. E’ necessario garantire un accesso tramite rete WiFi in alcune aree pubbliche (piazze, giardini ecc.) come già fatto in molti comuni.
Un’attenzione particolare va posta alla questione della precarietà lavorativa giovanile e alla conoscenza dei propri diritti. Vanno attivate specifiche campagne rivolte sui temi della sicurezza sul lavoro, le malattie professionali, la lettura della busta paga, i diritti contenuti nei contratti nazionali, tutte informazioni di difficile accesso per le giovani generazioni. 
V) Cultura
Monfalcone, a partire dalle consolidate attività del Teatro Comunale (prosa e musica), la Sala espositiva multifunzionale dell’ex mercato coperto di Piazza Cavour e la nuova Biblioteca di via Ceriani, è ormai una realtà centrale del panorama culturale regionale. La cultura è un perno irrinunciabile della qualità della vita di una comunità, e anche e soprattutto in un periodo di scarse risorse occorre investire sullo sviluppo dei servizi culturali del comune, con un’idea di sprovincializzare il dibattito culturale che troppo spesso ha ruotato sulla dicotomia tra la cultura di dimensione nazionale e quella locale. Occorre pertanto agire con equilibrio, nella convinzione che il localismo culturale non è altro che la premessa di una pericolosa chiusura della comunità al mondo esterno. La cultura e la storia locali vanno, invece, valorizzate dentro un quadro di dimensione più ampie che guardano all’interculturalità quale espressione propria e originale di un territorio nel quale si sono intersecate e positivamente contaminate la cultura italiana – istroveneta, con quella slovena e quella austro-tedesca. 
C’è quindi la possibilità di sviluppare nuove attività culturali, con possibili notevoli implicazioni positive per l’economia cittadina, soprattutto nella rivalutazione della cultura industriale della città e in particolare dell’esperienza storica del suo movimento operaio e democratico.
VI) Sanità e assistenza
In piena crisi economica, stiamo assistendo al ricorso massiccio di famiglie e cittadini in difficoltà ai servizi sociali del comune: la politica sociale d’incontro e ascolto delle fasce sociali più esposte alla crisi e alla marginalità è da decenni un punto centrale dell’attività amministrativa di Monfalcone. Tale attività non deve essere in alcun caso ridimensionata, semmai va potenziata e sostenuta dando ad essa la massima priorità. Peraltro è dovere dell’amministrazione rifiutarsi di applicare le norme regionali che limitano la copertura dello stato sociale locale anche ai cittadini stranieri, le quali con una norma incivile di stampo xenofobo e irresponsabile, votata da centrodestra sotto dettatura della Lega Nord, privano gli immigrati dalle tutele universali come lo sono i basilari diritti all’assistenza e alla casa.
Allo stesso tempo Monfalcone e la sua amministrazione comunale devono essere mobilitate per difendere i livelli qualitativi dei servizi sociosanitari operanti in città, a partire dall’unità ospedaliera del San Polo, dentro al sistema provinciale che prevede un unico ospedale su due sedi (Gorizia e Monfalcone). Questa linea, storicamente consolidata per l’impegno della sinistra isontina, va sostenuta senza inutili e controproducenti campanilismi ma valorizzando il decentramento territoriale dei servizi sanitari e le sue potenzialità transfrontaliere con la vicina Slovenia. Occorre dunque un Comune che sia determinato nel combattere contro le politiche aziendaliste e privatistiche della sanità regionale.
È in questo contesto di territorialismo, decentramento dei servizi sanitari, ospedale unico su due sedi, che va impedita l’assimilazione dell’ASS n°2 Isontina nel sistema ospedaliero del capoluogo regionale, propugnato dal progetto di “Area Vasta” attivato durante l’amministrazione di centrosinistra di Riccardo Illy e sostenuto, in perfetta continuità, dalla giunta di centrodestra dell’attuale presidente Renzo Tondo . 
VII) Emergenza abitativa e urbanistica
Grave è stata la mancanza di lungimiranza dimostrata dall’attuale amministrazione che non ha saputo prevedere e intervenire sull'emergenza abitativa dovuta all’afflusso di lavoratori nello stabilimento Fincantieri negli ultimi due decenni. Si è trattato di un fenomeno che, per la sua vastità e il perdurare nel tempo, avrebbe richiesto interventi tempestivi invece dell'inerzia cui abbiamo assistito nei riguardi del consistente patrimonio immobiliare che il Comune ha affidato in gestione all’ATER, il quale sotto le amministrazioni di centrodestra come di centrosinistra non ha brillato per una politica abitativa rispondente ai bisogni reali delle famiglie.
Per recuperare il tempo perduto la prossima amministrazione dovrà impegnare le risorse necessarie alla ristrutturazione delle abitazioni di sua proprietà per arrivare ad una celere assegnazione. L’autorecupero che pure è una soluzione da sostenere non può essere l’unica iniziativa comunale, anche perché deve essere inquadrata all’interno di una serie di proposte che vadano a modificare la situazione immobiliare cittadina, al fine di rispondere alle necessità della popolazione, secondo i seguenti punti: 
1) intervenire presso l’ATER per una verifica approfondita sullo stato, la consistenza e l'assegnazione delle abitazioni di proprietà comunale, prevedendo eventualmente di riprenderne la gestione diretta nel caso che l’ATER stessa si dimostri, come nel caso del piano di recupero del villaggio operai di Panzano, indisponibile o inefficiente;
2) attivare tutti gli strumenti disponibili (compreso l’innalzamento al livello massimo delle aliquote) al fine di imporre ai privati la locazione delle abitazioni sfitte ai canoni minori possibili;
3) concordare con le imprese private coinvolte nell’urbanizzazione di grandi lotti la destinazione di una percentuale delle nuove abitazioni per l’edilizia residenziale pubblica;
4) prevedere nei casi di particolare emergenza la possibilità di requisire immobili sfitti come già avvenuto ad esempio a Roma ad opera del sindaco del X municipio (Sandro Medici, 2006), o attraverso convenzioni che aggreghino banche, enti pubblici, associazioni di tutela degli inquilini, per acquisire al patrimonio immobiliare pubblico appartamenti sfitti che rischiano di deperire ed essere svalutati o messi all’asta per essere affittati a canone convenzionato.
VIII) Ambiente e beni comuni
Il territorio di Monfalcone ha subito nei trascorsi decenni delle importanti modificazioni a seguito dell’insediamento e dell’espansione degli innumerevoli siti produttivi, e l'ambiente naturale ha pagato un prezzo molto alto a seguito di questo processo. 
Allo stesso modo riteniamo sbagliata l’idea di utilizzare il territorio, devastandolo, come un corridoio di transito con il progetto della linea ferroviaria ad alta velocità. 
D’altra parte, invece, è necessaria un’integrazione tra il sistema portuale e quello ferroviario. A tal proposito siamo per sostenere un serio progetto di circolazione delle merci, a partire dal potenziamento di Porto Rosega e proseguendo con l’escavazione del canale portuale e l’ampliamento della zona di retro banchina, ma tutelando il porto e la città da progetti che appaiono lontani dalla realtà e rischiano ancora una volta di bloccare lo sviluppo portuale in chiacchiere come lo è l’annosa e quanto mai opportuna liberalizzazione del tratto autostradale Lisert-Villesse.
In una città, stretta tra Adriatico e Carso, è d’obbligo guardare con interesse alle potenzialità che tali ambienti naturali (per quanto molto antropizzati) possono offrire ai cittadini e all’economia locale, agendo in un contesto transfrontaliero di cooperazione internazionale che vada a valorizzare la zona confinaria dell’area che va dal basso Isonzo al litorale dei lidi e delle marine, fino alla valle del Vipacco.
Per questo rifiutiamo le ipotesi di trasformare il nostro territorio in un polo energetico come prevedono le progettate realizzazioni di un rigassificatore offshore, di una nuova centrale elettrica alimentata a biomasse nel comune di Staranzano o addirittura una centrale termonucleare. 
Al contrario, crediamo che l’amministrazione comunale debba intervenire per ottenere la completa metanizzazione della centrale elettrica A2A al fine di minimizzare l’impatto delle emissioni e attivare una politica incentivante le produzioni e il consumo di merci a Km zero.
Crediamo in uno sviluppo che sia in grado di coniugare ambiente, salute dei cittadini e salvaguardia dell’occupazione. L’amministrazione dovrà quindi incentivare la ricerca e l’utilizzo delle energie alternative, la mobilità pubblica anche intervenendo per assicurare migliori e più frequenti collegamenti ferroviari, proseguire nell’incentivare l’uso della bicicletta prestando maggiore attenzione alla sicurezza e ai costi delle piste ciclabili oltre al loro aspetto estetico.
Negli scorsi decenni l’amministrazione si è dimostrata poco sensibile alle ricadute che la presenza industriale ha prodotto su lavoratori e cittadini in termini di salute e rischi d’incidenti, come testimoniato dal tardivo intervento sulla questione amianto. Nel futuro, quindi, l’amministrazione dovrà intervenire preventivamente sulle imprese insediate per disincentivare tutte le lavorazioni e tecniche produttive che implicano emissioni inquinanti o rischi per la salute a favore della loro sostituzione con le migliori tecnologie disponibili, anche sollecitando ove necessario l’intervento delle autorità sanitarie preposte (medicina del lavoro, ispettorato, ecc.).
Vanno limitati al massimo gli insediamenti delle antenne per la telefonia mobile adottando un rigido principio di precauzione e spostando gli impianti attualmente installati troppo vicino ad abitazioni, scuole o asili.
Un efficiente ciclo di smaltimento dei rifiuti e l’accesso garantito ad acqua ed energia sono aspetti essenziali per la qualità della vita dei cittadini e della stessa tutela ambientale. Per questo salutiamo con favore l’introduzione della raccolta differenziata porta a porta, unico metodo in grado di garantire percentuali sempre maggiori di frazione riciclata, e rigettiamo ogni ipotesi di ritorno all'incenerimento dei rifiuti in qualunque forma possa presentarsi, compresa l'ipotesi di costruzione di un “dissociatore molecolare”. Riteniamo però che vada razionalizzato radicalmente il metodo di raccolta dei rifiuti ora affidato a diverse ditte appaltatrici, che vada rinforzato il servizio e istituita una campagna d’informazione permanente e plurilingue sul corretto conferimento dei rifiuti e sui benefici che questo comporta.
Allo stesso tempo giudichiamo grave che l’amministrazione uscente, tramite i suoi rappresentanti nel CDA, abbia prima avallato discutibili modalità di gestione e investimenti esteri da parte di IRIS e poi il processo di smembramento e privatizzazione della stessa. Ritenendo che una struttura di dimensione provinciale che integri la gestione dei cicli dei rifiuti, dell’energia e dell’acqua sotto il completo controllo pubblico e con la costante supervisione di comitati di utenti sia l’unica modalità che possa garantire il diritto all'accesso a questi servizi fondamentali.
IX) Lavori pubblici, è l’ora delle periferie
Nel campo dei lavori pubblici l’amministrazione ha scontato uno scarso coinvolgimento dei cittadini interessati nella progettazione delle opere e nell'attribuzione delle priorità alla stesse. Se negli ultimi anni il centro cittadino ha subito un radicale restauro con un ingentissimo impegno di risorse, non altrettanto è stato fatto nei riguardi delle periferie. 
In questo senso occorre attivare un serio processo di partecipazione tra l’amministrazione comunale e i cittadini dei rioni periferici sia per quanto riguarda i lavori di sistemazione delle strade che per i progetti di riqualificazione e rigenerazione delle zone periferiche in modo da realizzare un nuovo modello insediativo caratterizzato da una maggiore coesione sociale e non più dalla sola funzione di luoghi dormitorio: è per questo che occorre investire su piani di recupero che interessano aree precise dei rioni, in modo da incrementare la qualità della vita e riqualificarne le funzioni e l’aspetto.
D’altro canto va operato un intervento di messa in sicurezza del territorio, ultimando il sistema fognario e intervenendo in modo risolutivo nella sistemazione e ammodernamento generale del cimitero di Via 24 maggio.
X) Trasparenza e partecipazione
Le norme di legge nate sull’onda della stagione di “Mani pulite”, che hanno imposto una maggiore trasparenza sugli atti gestionali, sono servite a una maggiore regolamentazione dell’attività amministrativa, e per questo che occorre un nuovo slancio nell’attuare tutte le azioni possibili per garantire la massima trasparenza tra ente locale e cittadinanza. In questo quadro, oltre a rilanciare la funzione d’informazione dell’Ufficio per le relazioni con il pubblico (URP), occorre sviluppare una rete informatica cittadina (Rete Civica) che promuova e favorisca la comunicazione, la cooperazione, lo scambio e l'erogazione di servizi fra i cittadini e tutti i soggetti, pubblici e privati, che costituiscono una comunità locale. Al tempo stesso bisogna aprirsi alla comunicazione via rete con il resto del mondo, attraverso una vasta campagna d’alfabetizzazione informatica e di relazione tra le realtà associative della città.
Crediamo, infine, che la prossima amministrazione debba utilizzare lo strumento della compartecipazione dei cittadini alle decisioni tramite l’indizione costante di assemblee e momenti di confronto per arrivare a una più equa distribuzione sul territorio dei fondi disponibili. In questo senso andrebbe radicalmente modificato il ruolo dei comitati di quartiere che allo stato attuale si sono rivelati inutili a questo scopo a causa della loro scarsa rappresentatività, dove sia garantita la partecipazione anche attraverso un sistema elettivo che coinvolga tutti gli abitanti del comune, senza differenze di nazionalità e garantendo l’equilibrio di genere tra uomo e donna.